Posso prendere il Covid attraverso il contatto con gli oggetti?
Packaging e Covid.
Può una bottiglia essere veicolo di trasmissione del Covid?
Facciamo un po’ di chiarezza e dissipiamo alcuni dubbi sulla trasmissione – eventuale – del virus attraverso il contatto con gli oggetti, in particolar modo con gli imballaggi degli alimenti.
Credo che a tutti prima o poi sia venuto il dubbio se pulire o no i vari articoli della spesa una volta tornati a casa. Li togliamo dai sacchetti, li appoggiamo sulla tavola prima di riporli nella dispensa ma ci fermiamo: cosa faccio? Li lavo? Disinfetto ogni singola scatoletta di tonno, busta di insalata, yogurt, latte? Mi sembra un delirio … Ma se poi prendo il Covid? Se qualcuno con il Covid ha toccato prima di me questa confezione di pasta e poi l’ha rimessa giù? Posso essere contagiato?
Domande legittime, dubbi ancor più legittimi…
Tuttavia, credo che almeno su questo si possa stare tranquilli e citiamo ciò che il Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Brusaferro ha affermato durante un’intervista televisiva: “la possibilità che il virus si trasmetta attraverso il contatto con gli oggetti, incluse le confezioni di alimenti, è “altamente improbabile”.
Oltretutto Le ricerche e i dati raccolti finora dimostrano che i virus possono «sopravvivere da qualche ora a qualche giorno laddove su queste superfici rimangano completamente protetti o non vengano esposti a pulizia a opere di disinfezione o a fenomeni naturali come sole e pioggia. Ma sappiamo anche che il coronavirus è molto sensibile ai disinfettanti a base di cloro e alcol e che si trasmette attraverso droplet o contatto attraverso mano».
La miglior cosa quindi è rispettare un’accurata igiene di mani e superfici senza diventare maniacali.
Quindi non è necessario disinfettare esternamente i vari packaging alimentari (bottiglie dell’acqua, buste insalata, vasetti marmellata, olio, latte etc….). Basta lavarsi le mani spesso e in modo corretto.
Anzi in alcuni casi pulire o disinfettare le superfici sarebbe più controproducente che altro; tipo i brick in cartone del latte. Il contatto con sostanze detergenti potrebbe causare muffe o funghi che potrebbero arrivare al contenuto.
Quanto a lungo può resistere il coronavirus sulle superfici? Secondo uno studio americano fino a 3 giorni su superfici come plastica e acciaio, fino a 24 ore sul cartone e fino a 4 ore sul rame. Ma, come ha precisato il virologo Roberto Burioni, questo «significa solo che c’è il virus, perché dati sulla trasmissibilità attraverso il contatto con una superficie contaminata non sono disponibili. La notizia buona è che i coronavirus sono molto facili da inattivare. Basta la candeggina diluita, l’alcol e i gel disinfettanti a base di alcol».
La priorità, quindi, rimane quella di provvedere a «un’igiene adeguata» delle mani e delle superfici. «Il miglior modo è lavarsi frequentemente e in maniera corretta le mani. Accanto all’igiene personale è importante l’igiene dell’ambiente: in alcuni luoghi privati possiamo farlo in maniera sistematica, in altri pubblici un po’ meno e allora la miglior prevenzione è di lavarci le mani in maniera corretta».
Sottolineiamo però, senza diventare ossessivi. «L’igiene delle mani è fondamentale per la prevenzione di molte infezioni, perché rimuove microrganismi che possono essersi depositati sulla pelle attraverso micro-gocce presenti nell’aria o attraverso il contatto con oggetti o superfici contaminate», spiega Aldo Morrone, direttore scientifico dell’Istituto Dermatologico San Gallicano. Ma «è importante che le pratiche di igiene non alterino il film idrolipidico della cute per evitare che il suo ruolo di barriera non venga compromesso. Per questo lavarsi le mani nel corso della pandemia da coronavirus è fondamentale, ma non deve diventare un’operazione “maniacale”, con il rischio di infezioni o la comparsa di dermatiti irritative o allergiche».
Buona spesa in tranquillità!