Perché stiamo invecchiando male?
Entro il 2030 in Italia gli anziani non completamente autosufficienti saranno pari a 6,5 milioni di persone. I dati sono stati elaborati da Osservasalute e pubblicati nell’omonimo rapporto: più nello specifico gli over 65 non in grado di svolgere da soli le attività quotidiane di base (dal lavarsi al mangiare) saranno circa 1,6 mln (100 mila in più rispetto a oggi), mentre quelle con autonomia parziale (problemi nel prepararsi i pasti, gestire le attività domestiche e assumere con regolarità i farmaci) arriveranno a 4,9 mln (+900 mila). Ciò, avverte il Rapporto, porrà “seri problemi per l’assistenza”.
Il trend è delineato considerando l’andamento demografico di invecchiamento e gli attuali tassi di disabilità, in crescita anche a causa della sedentarietà e di abitudini alimentari malsane con conseguenti malattie sempre più diffuse, come il diabete e le patologie cardio-vascolari. I dati potrebbero addirittura rappresentare una sottostima del problema.
Il risultato è che ci sarà una vera e propria crisi di assistenza degli anziani, data dalla mancanza di strutture e di personale adeguatamente formato e, non da ultimo, dalla crisi economica che ridurrà le possibilità di richiesta di supporto.
Paradossalmente, aumenta il numero di anziani e l’aspettativa di vita ma continuano invece a calare gli ultracentenari: meno di 3 residenti su 10 mila hanno 100 anni e oltre, e le donne sono le più numerose. Non è facile fare delle considerazioni conclusive ma sembra che la qualità di vita e di salute degli anziani sia in contro-tendenza rispetto alle altre fasce di età.
La ricerca ci viene in aiuto con ausili medici che possano aiutare:
– gli assistenti degli anziani nelle attività quotidiane;
– gli anziani stessi nel sostegno psicologico dato dal poter ritrovare parte di quell’autonomia e sicurezza persa nel tempo.
Ma tutto ciò non basta.
Abbiamo sicuramente bisogno di più medici specializzati in malattie geriatriche che, attraverso la ricerca e la diffusione della prevenzione contribuiscano ad invertire questo pericoloso trend. Il problema è sociale e strutturale. Tutto il sistema previdenziale va rivisto, ottimizzato, reso più snello perché il collasso avrebbe un effetto domino su tutto il Sistema Paese.
Garantire una vecchiaia di qualità è il passo migliore per aumentare la speranza nel futuro ed aumentare le nascite che possano sostenere il sistema nel futuro.