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16 Mar

Nonni: pilastri della famiglia

La famiglia italiana ha mille impegni, va veloce, lavora. Il vero pilastro occulto, ma neanche così tanto occulto, che la sorregge è la presenza dei nonni. Soprattutto delle nonne, come conferma l’Istat.

Sono indispensabili, a tal punto che quando sono lontani, almeno per due o tre giorni alla settimana è richiesta la presenza della babysitter. Ma le finanze si assottigliano. Così i nonni accrescono il loro ruolo da ammortizzatore familiare ad ammortizzatore sociale.

Senza entrare in argomentazioni filosofiche sull’importanza dei valori familiari del nostro Bel Paese, il concetto si spiega facilmente con i numeri riguardanti l’occupazione, ovvero basta guardare le percentuali delle donne madri che non hanno mai lavorato nella vita:

  • L’11,1% delle donne che ha un figlio.
  • Il 17% delle donne che ha due figli.
  • Il 19% delle donne che ha tre o più figli.

La media totale europea si assesta al 3,7% mentre quella del Mezzogiorno supera il 20%. In pratica nel Sud Italia una donna con figli su cinque non riesce a lavorare.

I numeri sono ancora più esplicativi se si confrontano con quelli delle donne senza figli. In Italia il tasso di occupazione delle madri è il 26% in meno di quello delle donne senza figli. Ovviamente, la forchetta è ancora più ampia al diminuire dei titoli di studio.

Per chi si trova al di là della barricata, ovvero quando entrambi i genitori lavorano, il ruolo dei nonni diventa fondamentale. Numeri Istat alla mano:

  • Nel 60,4% dei casi, i nonni si prendono cura dei nipoti durante il giorno quando il bimbo più piccolo ha meno di due anni.
  • La percentuale sale al 61,3% quando il bimbo ha dai tre a cinque anni.
  • Se il bimbo ha più di sei anni il 47,1% dei nonni se ne prende cura.16

Anche in questo caso le percentuali aumentano andando verso sud.

Strumenti come il part-time non hanno giocato un ruolo effettivo nella conciliazione dei tempi d vita. Questo è infatti diventato più motivo di precariato che di ammortizzatore sociale, abbinandosi spesso a lavori a tempo determinato.

Insomma, siamo ancora indietro rispetto alle altre nazioni europee e i recenti avvenimenti socioeconomici globali non fanno purtroppo presagire un recupero del gap nel breve-medio termine.

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